Via degli Dei, da Bologna a Firenze

Lo so che non è territorio Dolomitico, ma inserisco ugualmente questo articolo descrivendo questa esperienza arrivata all’improvviso e suggerita dalla mia cara amica Monica.
L’idea di partire da Piazza Maggiore a Bologna e arrivare in Piazza della Signoria a Firenze a piedi attraversando gli Appennini, percorrendo la c.d. “Via degli Dei”, mi affascinava.

Mi piaceva l’idea di unire le due città, quella “col seno sul piano padano ed il culo sui colli”, e quel “colosso toscano che guarda troppo lontano”.

Ho iniziato a programmare l’escursione studiando i sentieri, i chilometri, i dislivelli e naturalmente l’organizzazione dello zaino.
Inizialmente avevo diviso i 130 km in 5 tappe, poi pensando a come ero allenato ho voluto ridurre le tappe portandole a 4.
Sulla carta non c’era nulla che non andava, non mi preoccupava il fatto di camminare per più di 30 km al giorno con i dislivelli positivi che può avere l’Appennino. Ero abituato a fare cose molto più impegnative nel “mio territorio”, quindi sono partito con un pizzico di arroganza.
Avevo dimenticato però di inserire nel programma una variabile molto importante; lo zaino (sebbene come ho già scritto, avevo cercato di organizzarlo nel migliore dei modi).
Le mie escursioni in montagna solitamente sono accompagnate da uno zainetto con l’indispensabile per la giornata o al massimo per due giorni.
Qua invece dovevo stare 5 giorni fuori casa, quindi anche se ridotto all’osso, riesco a portarlo a 10 kg (compreso un litro d’acqua per le escursioni).

Questa variabile, è stata quella che più mi ha fatto penare durante le camminate.

Bene, tutto pronto, è ora di partire.

Arrivo alle sette di mattina in Piazza Maggiore a Bologna, solo e con un grande entusiasmo, inizio a sorridere a questa nuova avventura che mi sono regalato. Mi sento come un ragazzino che ha appena ricevuto il suo regalo di Natale.

Cerco Via Saragozza, per imboccare il meraviglioso porticato di San Luca (il più lungo al mondo) e che in 2,5 km mi porterà  al Santuario della Madonna di San Luca dove si ha una visione quasi a 360 gradi di Bologna e dove inizia il sentiero che mi porterà alla fine della mia prima tappa: Sasso Marconi.

Il percorso costeggia il Reno, è abbastanza pianeggiante ma devo rallentare un po’ il passo perché avevo esagerato con la risalita a San Luca e già sento qualche fastidio alle spalle causato dallo zaino.  Inizio a godermi il paesaggio.
Le querce che non sono abituato a vedere, qualche castagno e comunque tutta quella natura “nuova” per me.
Soletto, immerso nei miei pensieri raggiungo Sasso Marconi in pochissimo tempo e tra me  e me dicevo:- vedi Davide che i tempi combaciano a quello che avevi programmato?-

A Sasso Marconi c’è la festa del tartufo bianco, mi ero fermato li appositamente (nelle tappe successive mi pentirò di non aver fatto qualche km in più il primo giorno).  Il paese subito mi ha dato l’impressione di non essere ben affiatato con la via degli Dei, di non viverne lo spirito. Ah si, non ho ancora spiegato il perché di questo nome.
La Via prende il nome dai vari “Monti” che si incontrano lungo la cammino, Monte Adone, Monzuno (Mons Iovis, monte di Giove), Monte Venere, Monte Luario, etc. In realtà è una vecchia strada etrusca utilizzata successivamente anche dai romani per favorire l’attraversamento degli Appennini.

Dicevo che Sasso Marconi, mi ha dato l’idea di un paese che ha un po’ “approfittato” di questo cammino per riempire gli hotel, gli alberghi ecc., ma non c’è una vera e propria accoglienza, che, invece, più avanti si fa sentire eccome!!
Fatta la doccia, inizio a sentire i primi dolorini alle gambe, alle spalle e alle caviglie. Penso…una bella dormita e passerà tutto, ma in realtà la mattina seguente i dolori, anziché diminuire, sono aumentati. Non riesco a spiegarmi come faccio ad avere così tanto male avendo percorso un tragitto così breve.
Il pensiero di dover affrontare 33 km con un dislivello positivo di quasi 1500 m in questo secondo giorno, e non come il giorno prima solo 21, mi fa venire l’angoscia.
Vabbè, ormai sono in pista e quindi si continua a ballare e senza troppe domande parto per raggiungere la seconda meta, ovvero Madonna dei Fornelli.
Procedo zoppicando perché la caviglia sinistra mi fa molto male, ma cerco di non pensarci più di tanto e di non piangermi addosso perché sono solo all’inizio.
Questa tappa, man mano che il mio cammino prosegue, sta diventando molto più bella della precedente, iniziandosi davvero a sentire l’atmosfera dell’Appennino e con Guccini nelle orecchie comincio con la mente ad inoltrarmi veramente nel territorio.
Nei boschi dolomitici mi soffermo sempre a guardare i faggeti, mi piacciono, mi scaldano. Mi piace il sottobosco che riescono a formare, e anche qua ritrovo con piacere l’amato tappeto. Però qua, si aggiungono i querceti e i castagni. Non avevo mai poggiato i piedi in quelle foglie lobate. Non avevo mai calpestato i ricci delle castagne e tanto meno non avevo mai sentito lo scricchiolio delle ghiande. E’ novembre, immaginate i colori, immaginate quanto la mia solitudine venga esaltata dalla stagione più malinconica dell’anno. Raggiungo il Monte Adone, il panorama sui colli tosco-emiliani mi fa capire tante parole di Guccini ed inizio ad innamorarmene.
Lo zaino inizia a darmi davvero noia, non vedo l’ora di finire l’acqua per avere quel kg in meno da portarmi sulle spalle. Pian piano nel pomeriggio inizia a scendere la nebbia. Nel mio territorio non capita spesso che io abbia paura, conosco bene quasi tutto, i sentieri, ma soprattutto le prospettive delle montagne circostanti, quindi è raro che non sappia dove sia.
Ma in un posto nuovo bisogna sempre considerare tutti gli aspetti: il buio, la nebbia, il fatto che non puoi assolutamente sbagliare strada perché due km in più su 30, sono sempre 2 km in più, e più avanti si pagheranno.
Arrivo a Madonna dei Fornelli dove mi aspettano all’albergo Poli gestito da un ragazzo che davvero crede nel progetto della Via degli dei.
Una volta entrato, la visione di due signore che stanno facendo i tortellini, rinfranca il mio spirito abbattuto.
Anche se ero distrutto, riprendo le forze dopo un paio di birre e vado a lavarmi con in testa il pensiero di una cena a base di tortellini in brodo e una bottiglia di vino. Mi tolgo i calzetti e….. CAZZO, due vesciche, queste proprio non ci volevano. Non sono neanche a metà del tragitto. Vabbè, ci penseremo domani mattina e intanto mettiamo i magici Compeed.

Dopo essermi sbafato due piatti di tortellini in brodo (meravigliosi) e una bottiglia di Montepulciano, mi siedo davanti al caminetto a parlare con il titolare dell’albergo del cammino e della vita sugli appennini tosco-emiliani.
Tutto è come volevo e come mi ero immaginato. Un grazie enorme per questa accoglienza. Finito il whisky vado a dormire.

La sveglia suona alle sette, devo partire presto perché questa tappa è la più lunga, da Madonna dei Fornelli a San Piero a Sieve, per un totale di 39 km con 1100 mt di dislivello positivo. Subito ho penso che forse il whisky è stato di troppo, ma faccio finta di niente, mi carico il figlio di puttana sulle spalle e riparto. Una nebbia fittissima mi circonda fino all’ingresso del bosco per poi accompagnarmi per parecchio tempo lungo il sentiero, ma sento che un tiepido sole è in agguato dal leggero calore e dalla tenue luce che passa tra i castagni.

Da solo è dura, ogni minuto è sempre più lungo.

Non è un giro lunghissimo, se fatto in 5 o 6 giorni è veramente divertente, ma in 4 forse è un po’ esagerato. Ma ormai il giro di boa è fatto, quindi continuo.
Ogni tanto dall’mp3 salta fuori la canzone giusta, leggermente malinconica. Per quei 4 minuti canti e non ti accorgi dei passi fatti.  Sono piccole emozioni anche queste. Rifletto su quanto le emozioni e le sensazioni si ingigantiscano nei momenti di difficoltà. Lungo la discesa verso San Piero a Sieve incontro una compagnia di ragazzi con cui ceno la sera.
Una volta a letto, in una bella camera dove la gentile Giulia ha trasformato un appartamento “chiuso” in un bel posto accogliente.(www.affittacameredeglidei.net).
Triste vedere che il giorno dopo, avrei dovuto percorrere l’ultima tappa di 37 km con altri 1000 m di dislivello positivo, con arrivo a Firenze, con la pioggia.
Per fortuna dopo la colazione incontro Mimmo, uno dei ragazzi della sera precedente che fa il fotografo a Bologna e decidiamo di fare questi ultimi km assieme. E’ molto dura, ma chiacchierando e scambiandoci opinioni, la giornata vola in confronto alle tappe precedenti. L’ho ringraziato molto per la forza che mi ha dato.

È a dir poco emozionante e appagante arrivare in Piazza della Signoria, sporco di fango fino sotto le ginocchia, sudato, e bermi la mia meritata birra.

L’unico consiglio che mi sento dare è uno: valutate bene i consigli. Non esiste una regola, ci sono persone più o meno allenate che scriveranno recensioni molto diverse tra loro. Lungo il tragitto avrete modo di dormire in moltissimi posti, quindi programmate giorno per giorno a seconda della vostra forza mentale e della vostra condizione fisica. Non esagerate, sappiate che il giorno dopo non potete stare a letto, quindi quando inizia il male, fermatevi e riposate. Non è una gara, non è una sfida con qualcuno, è molto di più, sono emozioni che passo dopo passo proverete. Fermatevi a respirare, godetevela. E non ascoltate MAI quelli che vi diranno “ma cosa vuoi che sia fare un giro cosi”, fate quello che potete e come potete. Ripeto, non è una gara ma molto di più.

TAPPA1: Bologna – Sasso Marconi  (21 km con 430 +)

TAPPA 2: Sasso Marconi – Madonna dei Fornelli (33 km con 1450 +)

TAPPA 3: Madonna dei Fornelli – San Piero a Sieve (39 km con 1100 +)

TAPPA 4: San Piero a Sieve, Firenze (37 km con 1100 +)

Piazza Maggiore, Bologna
Piazza Maggiore, Bologna
Porticato di San Luca, Bologna
Porticato di San Luca, Bologna
Santuario della Madonna di San Luca
Santuario della Madonna di San Luca
Segnavia CAI Via degli Dei
Segnavia CAI Via degli Dei
Fiume Reno
Fiume Reno
Tartufo bianco a Sasso Marconi
Tartufo bianco a Sasso Marconi
Lavanda
Lavanda

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Monte Adone
Monte Adone

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paura di perdervi?
paura di perdervi?

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vicino al Mugello....
vicino al Mugello….

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in fondo.... Firenze
in fondo…. Firenze
Mimmo...
Mimmo…
Firenze
Firenze
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei
cartina via degli dei

5 commenti

  1. Complimenti a Davide per il bellissimo articolo e per le bellissime foto. Concordo con lui che nei “cammini” di più giorni l’esperienza “del peso dello zaino” fa la sua differenza. Anch’io sono stata presuntuosa quando mi sono accinta a fare tre giorni della via Francigena perchè mi consideravo una buona camminatrice pensando “cosa vuoi che siano 30 chilometri in un giorno”. Ma non è così!! 30 chilometri partendo da casa e ritornandoci alla sera con sulle spalle soltanto un po’ di cibo e acqua sono una… passeggiata. Ma 30 chilometri con 10 kg sulle spalle sommati poi ai 30 fatti il giorno precedente e così via sono tutta un’altra musica. Bisogna prendersi il tempo per recuperare le forze e , soprattutto, il tempo per osservare tutto quello di meraviglioso che il nostro patrimonio naturale ci offre. E anche gli appennini offrono tanto. I dislivelli sono sicuramente più dolci rispetto alle Dolomiti, ma non mancano e i paesaggi sono meno spettacolari , ma se si osservano i particolari e si presta attenzione anche alle piccole cose le emozioni non mancano. Della Via degli Dei sono venuta a conoscenza tanti anni fa grazie al fatto che allora vivevo in uno dei paesi dove si può fare tappa, Monzuno, ai piedi di Montevenere. Camminavo spesso nei sentieri (all’epoca non ancora con i segnavia Cai) intorno a Monzuno e a Montevenere ma ero sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo.Così un giorno, con degli amici, abbiamo “copiato” una vecchia tradizione dei nostri nonni che ora racconto. Era tradizione per la festa del 15 agosto recarsi in pellegrinaggio a piedi nel santuario di Boccadirio che si trova nel comune di Castiglione dei Pepoli. Mi era stato raccontato che famiglie intere (bambini compresi!!) partivano da Monzuno e percorrendo circa 26 chilometri arrivavano in questo Santuario, dove poi si fermavano a dormire (sicuramente senza stuoie e sacchi a pelo!!) per rientrare con percorso inverso la mattina successiva. Questo pellegrinaggio segue il percorso della via degli Dei da Monzuno al Passeggere. E così ho scoperto questo tratto di Via degli Dei che mi ha affascinato così tanto da trovarmi a ripeterlo spesso. Prima o poi spero di riuscire a fare tutto il percorso, ma voglio aspettare di avere i giorni sufficienti a disposizione per potermi godere appieno di tutto quello che potenzialmente potrò vedere.
    Grazie ancora Davide!!

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  2. Bellissimo l’articolo che hai scritto…ho fatto questo percorso ai primi d’ ottobre da sola con due cani taglia media…cosi avevo anche il loro mangiare e il bere sulle spalle…comunque un esperienza meravigliosa che spero di rifare il prima possibile…anche solo una tappa per potermi godere i particolari che mi sono sfuggiti la prima volta….ancora ora riaffiorano immagini del percorso…..io in 6 giorni essendo non allenata…..grazie….

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